In occasione del Natale, la sera della vigilia come nel caso dell’acqua cotta, osservando il precetto dell’astinenza dalle carni, spesso si utilizzava preparare “la pasta di magro” un piatto di spaghetti conditi di magro, detti anche ‘pasta co’ l’alici’.
In questo caso, invece di preparare la pasta in casa, si comprava dal droghiere (un tempo venina venduta sfusa); per il condimento si acquistavano delle acciughe salate o del tonno e una certa quantità di concentrato di pomodoro, anch’esso venduto sfuso come il tonno e le alici. Diluendo con dell’acqua il concentrato, si aggiungevano le alici, o il tonno, insaporendo con aglio e sale. La ricetta si dice venne adottata tra gli anni Venti e Trenta, importata dagli usi cittadini come dimostra il dettaglio degli spaghetti industriali acquistati dal droghiere.
A proposito di tradizioni natalizie, è curioso ricordare il rituale della benedizione del grano. Nel Casciano, terminato il cenone, veniva riposto un grande recipiente colmo di grano al centro della tavola, perché il Bambino Gesù, al momento di nascere, lo benedicesse. Il 25 Dicembre, un po’ del grano benedetto – che doveva bastare per tutto l’anno sino al Natale successivo – veniva somministrato alle galline. Si credeva che, dopo aver consumato quel grano, oltre ad aumentare la produzione e a godere di buona salute, polli e galline, qualora fossero stati sgozzati dalla volpe, non sarebbero stati portati via.
(Fabiola Chàvez Hualpa, Le donne nel mondo rurale della Valnerina, Terni, tipolitografia Federici, 2012)